Sempre più diete, sempre più teorie su cosa sia giusto o meno mangiare, e sempre più problemi legati all’alimentazione.
Una cosa sembra certa nel campo della nutrizione: chi mangia meno vive di più. E meglio.
Se per un digiuno prolungato sono necessarie condizioni particolari, un digiuno breve è alla portata di tutti e altamente consigliato.
Per “digiuno breve” si intende non mangiare cibi solidi per un intervallo di tempo che va da poche ore fino a un giorno intero.
Importante ricordare che per digiuni più lunghi la regola generale è sempre quella di concordare con il proprio medico di fiducia qualsiasi azione salutistica.
Ippocrate, il primo grande medico dell’antichità, consigliava il digiuno come pratica di guarigione, per permettere l’attivazione alle forze naturali di autoriparazione del nostro organismo.
Tralasciando in questa sede l’aspetto spirituale della pratica del digiuno, scegliamo qui di occuparci dei risvolti su benessere e salute.
Sono comprensibili le frequenti resistenze davanti all’ipotesi di rinunce alimentari, in quanto mangiare è un’abitudine, e come tutte le abitudini sono difficili da contrastare, e inoltre è un’abitudine che risente di condizionamenti ormonali, biochimici, psicologici e sociali.
Si mangia anche per noia, per ansia, per consolazione, per passare il tempo in compagnia, per golosità.
Una prima consapevolezza fondamentale è quella di riportare il cibo al suo reale scopo: quello di essere fonte di sussistenza.
Già solo facendo questo, nella quotidianità il ruolo del cibo della maggior parte delle persone cambierebbe molto, pur non dovendo rinunciare a delle occasioni di “sgarro” o di convivialità riservate magari al week end.
Se ci si connettesse con la nostra innata saggezza del corpo, sicuramente si mangerebbe meno, e magari diventerebbero normali momenti di mini-digiuno, in cui lasciare il corpo “a riposo” da certi meccanismi insulino dipendenti che altrimenti sono attivi quasi incessantemente con conseguenze nefaste per la salute.
Il bisogno di mangiare meno
Come scrive il Dott.A.Grieco nel suo libro “La nutrizione dal 2020 in poi”, “l’urgenza di un cambiamento nasce dal fatto che l’umanità dei paesi industrializzati si sta gravemente ammalando di ipernutrizione: il nostro organismo è talmente esasperato dal troppo mangiare, che qualunque dieta diminuisca anche un minimo l’apporto di cibo, a prescindere dal costrutto teorico che ne sta alla base, all’inizio porta effetti benefici perché la riduzione della iperalimentazione è sempre benefica.
Per arrivare senza fatica a questo cambio di atteggiamento interiore verso il cibo, è indispensabile liberarci dal binomio iperglicemia-ipoglicemia che crea dipendenza fisica e psichica.
La dipendenza fisica viene dal fatto che l’iperglicemia dà un senso di benessere, quasi di euforia, di forza, di appagamento, di lucidità… quando l’iperglicemia diventa ipoglicemia, la voglia di ritornare a quelle sensazioni fisiche così gratificanti, ci pervade in modo prepotente.
La dipendenza psicologica (che diventa fisica poi) viene dal fatto che il glucosio e le reazioni biochimiche ad esso associate, attivano i circuiti dopaminergici della gratificazione: la dopamina è il neurotrasmettitore cerebrale che attiva i circuiti del piacere, del benessere, della gratificazione.
Mangiare gratifica, non mangiare rattrista.
Quando la dipendenza dal cibo sarà passata, avremo un rapporto più equilibrato col cibo stesso, finalmente padroni e non suoi schiavi.
Oggi sappiamo che ridurre la quantità di cibo assunta e la frequenza con cui ci alimentiamo, allunga la vita ma soprattutto la rende più piacevole di essere vissuta”.
Quali sono i benefici del “mangiare meno”?
Maggior protezione dalle malattie metaboliche, dall’obesità, dall’infiammazione, dal diabete e dalle malattie del fegato; attivazione dei processi autoriparativi, depurativi, disintossicanti, anti invecchiamento.
Durante il digiuno avvengono fenomeni di rigenerazione cellulare, che potremmo paragonare a una vera e propria depurazione cellulare.
Un digiuno periodico temporaneo può mettere le basi per cambiamenti positivi di lunga durata: migliora lo stato di salute generale, agisce sui meccanismi che allungano la vita, regala una vita psichica più equilibrata e serena, aumenta le prestazioni fisiche.
“Pratico il digiuno nel rispetto di chi muore per fame, per non avvelenarmi con un eccesso di cibo fuori da ogni logica e perché conosco le conseguenze negative della sovralimentazione.”
“La purezza del corpo è uno strumento dell’evoluzione della mente e il primo atto da compiere per purificare il corpo è evitare di mangiare”.
Umberto Veronesi
Digiuno intermittente
Una soluzione alla portata di tutti.
Il digiuno intermittente è una astensione dal cibo di breve durata, solitamente 16-18 ore, (con l’assunzione di cibo solo durante un arco temporale di 6-8 ore) compiuto con cadenza periodica.
“Il digiuno dal punto di vista biochimico/metabolico è uno stato di chetosi: a scopo energetico vengono usati i grassi; questo cambio metabolico rispetto ad un uso prevalente di glucosio come accade nella nostra società iper-carboidratica, si associa ad una importante disattivazione della produzione di insulina da parte del pancreas……
È appurato che i massimi vantaggi in termini di ringiovanimento e rigenerazione cellulare si hanno quando digiuno e rialimentazione si alternano .
Anche la stessa chetosi praticata per periodi intervallati da breve interruzione, mostra i migliori vantaggi.
L’astensione intermittente dal cibo si dimostra un comportamento che favorisce anche la perdita di peso.
In pratica, se immaginiamo un apporto di cibo identico, ridurre la forbice temporale della giornata nel quale viene consumato, favorisce la perdita di peso.
Il digiuno intermittente ricorda al nostro organismo quella alternanza di periodi di abbondanza e di periodi di carestia che ne hanno caratterizzato uno sviluppo evoluzionistico vincente.”
Dal libro “La nutrizione dal 2020 in poi”.
Ci sono controindicazioni al digiuno intermittente?
É opportuno evitare il digiuno intermittente se si è in stato di gravidanza, se si è in trattamento con antidiabetici, se è presento uno stato di sottopeso con indice di massa corporea (BMI) di 18,5 o meno, se si ha età inferiore ai 12 anni, se c’è la presenza di importanti patologie.
Insomma, il digiuno intermittente si rivela una pratica alla portata della maggior parte di noi, in gradi di regalarci non solo effetti benefici sulla nostra salute e sulla qualità della nostra vita a lungo termine, ma può anche riavvicinarci a quei cicli naturali profondamente presenti nella nostra fisiologia, restituendoci un nuovo e rinnovato senso di benessere.
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