Il cervello è un organo estremamente complesso, che interviene in modo diretto o indiretto in tutti i processi dell’organismo: regola le funzioni omeostatiche (battiti del cuore, pressione sanguigna, equilibrio ormonale, temperatura corporea), è responsabile del movimento, della cognizione, dell’apprendimento, memoria e emozioni.
Non tutte le sue funzioni e implicazioni sono state ancora pienamente comprese dalle neuroscienze che continuano a studiarlo svelandone misteri sempre più affascinanti.
Una delle principali caratteristiche ampiamente dimostrate del nostro cervello è la cosiddetta neuroplasticità, definita dal neuroscienziato Norman Doidge come “la sua capacità di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento in risposta all’attività e all’esperienza mentale”.
Il nostro stile di vita influisce notevolmente sul suo corretto funzionamento e sulla nostra salute in generale.
Sappiamo bene che alimentazione, attività fisica e delle sane abitudini favoriscono la salute del cervello.
Quello di cui troppo poco spesso ci occupiamo è: come lo usiamo?
Ogni giorno il cervello riceve stimoli sensoriali enormemente maggiori rispetto a quelli che ne riceveva 500 anni fa. Alle origini, la vita era piuttosto statica, le cose cambiavano poco e poche erano le occasioni di apprendimento.
Oggi il mondo cambia velocemente e il nostro cervello si trova a dover gestire una miriade di stimoli, fino ad esserne sovraccaricato.
E allora ecco che segnali come difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, tensione e ansia possono essere l’avvertimento di un cervello “stressato”.
Usare “bene” il cervello
Per lo più abbiamo impostato la nostra vita e il modo di affrontarla “sfruttando” maggiormente le capacita più logiche e razionali del nostro cervello: quelle appartenenti all’emisfero sinistro.
Pianificare la propria esistenza, auto- giudicarsi, confrontarci con gli altri, cercare sempre una spiegazione a tutto, analizzare cose, persone e/o emozioni: sono solo alcuni esempi di come ci “ingabbiamo” in modi di essere rigidi e disfunzionali.
Krishnamurti scriveva: “La vita comincia dove il pensiero finisce”
Cosa fa soffrire il cervello?
Il tentativo di esercitare un continuo controllo sulle situazioni, sulle emozioni e sui pensieri.
Occorre sfruttare meglio le funzioni del cervello, per stare bene e per farlo stare bene.
Ci sono funzioni mentali “alternative” al ragionamento che vanno valorizzate, come la percezione e l’intuito; ci sono obiettivi indispensabili alla vita e alla salute come sviluppare il proprio talento, staccandoci da degli aspetti puramente materialistici.
La vera ginnastica per il cervello
La parola d’ordine oggi è efficienza, e avere un cervello attivo il più a lungo possibile. Per questo sono a volte usati metodi per stimolare le cellule nervose che si basano su esercizi tipo cruciverba o rompicapo. In sostanza il cervello viene trattato come un muscolo e allenato in modo quantitativo.
Tutto ciò rischia di risultare non così benefico: questa continua pressione di informazioni è diretta solo alle aree della razionalità e non fa che appesantire ulteriormente il cervello di materiale inutile.
Per farlo stare bene sarebbe invece opportuno alleggerirlo, stimolando creatività e intuito.
Il primo passo è imparare a fare le cose senza pensare ad altro.
Gli allevi di Maggid, uno dei principali maestri chassidici, non andavano dal maestro per ascoltare i suoi insegnamenti ma per osservarlo mentre si allacciava le scarpe, perché per il maestro qualunque azione stesse facendo era l’unica, la sola importante.
Con questo approccio si riesce a fare al meglio quello che si sta facendo, e si aiuta il proprio cervello a uscire da un sovraccarico che crea stress.
Annullando teorie e ragionamenti astratti come compagni di vita, incessanti brusii di dialoghi interiori, riusciamo ad accedere a quello spazio di silenzio dove le potenzialità più profonde e veramente efficaci si attivano, offrendoci intuizioni e soluzioni più ampie dei nostri limitati e limitanti pensieri.
Amica ironia
La risata attiva a cascata la secrezione di neuromediatori benefici.
Ridere fa calare la tensione e riduce l’ansia, allentando quei blocchi che spesso ci danno l’impressione di non avere via d’uscita da stati d’animo negativi.
L’ironia e l’autoironia sono strumenti indispensabili per la salute del nostro cervello e anche per vivere meglio.
Neuroinflammaging
La neuroinflammaging, ossia infammaging a livello neurologico, è una condizione che si presenta parallelamente ai normali processi di invecchiamento, ma che può essere conosciuta e limitata con appropriate buone abitudini.
Ma andiamo con ordine.
Cos’è l’inflammaging?
E’ una condizione definita nel 2000 dall’immunologo Claudio Franceschi che in un articolo scientifico evidenziava “come nelle persone centenarie la risposta immunologica nei confronti degli antigeni sia ancora in ottimo stato in confronto alla popolazione media, nella quale si assiste ala diminuzione della risposta immunologica nei confronti degli agenti stressanti e conseguentemente una maggior suscettibilità alle malattie infettive. Contemporaneamente, si assiste a un aumento delle citochine proinfiammatorie, con innumerevoli conseguenze legate alle malattie degenerative e a una minore aspettativa di vita.” (Dal libro Inflammaging, S.Cazzavillan e D.Santagà).
La neuroinfiammazione è uno stato infiammatorio di basso grado del tessuto cerebrale correlata all’aging che gioca un ruolo fondamentale nell’esordio di malattie generative.
Come dire: infiammazione e invecchiamento vanno a braccetto, anche e soprattutto per quanto riguarda il cervello e le sue facoltà.
Meno stress più salute
Quando lo stress è eccessivo si evidenzia neuroinfiammazione, come anche in presenza di abitudini scorrette come cattiva alimentazione (in particolare ricca di zuccheri), alterati cicli sonno-veglia, insufficiente attività fisica.
Quali sono le attività più idonee?
Quelle più piacevoli e gradite, visto che la sensazione di piacere e di gratificazione che si prova nello svolgere un’ occupazione amata favorisce già di per sé la neuroplasticità; inoltre è importante che l’impegno scelto sia il più possibile multisensoriale, che coinvolga cioè il maggior numero di sensi dei funzioni cerebrali e motorie.
Imparare un ballo, ad esempio, può essere un hobby ideale perché prevede l’apprendimento di passi, l’ascolto di musica e lo svolgimento di un’attività fisica sana, coinvolgendo attenzione, memoria, coordinazione, equilibrio, udito, vista, tatto. Non meno importante, abbiamo in questo caso anche l’aspetto di socializzazione e divertimento, elementi vitali per il nostro cervello.
Ci sono quindi determinati processi che sono inevitabili nel percorso di vita, ma ci sono anche tanti aspetti di cui possiamo essere protagonisti e diventare quindi co creatori della propria salute.