Non basta vivere a lungo. L’importante è vivere bene, con la propria autonomia e mantenendo il più possibile la salute fisica e mentale.
Sia la longevità che le malattie sono la risultante delle nostre scelte o non-scelte, e quindi del nostro stile di vita: salute e longevità sono il “premio” del nostro miglior stile di vita.
Cosa si intende con la parola “salute”?
Per l’OMS, salute è “un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale, e non la mera assenza di malattie o infermità”.
Attualmente nelle convinzioni di medici e operatori della salute, e nell’immaginifico della gente, la salute corrisponde alla mancanza di malattie. La malattia viene dai più considerata presente solo se ci sono alterazioni ematochimiche e/o strumentali. In carenza di esami di laboratorio alterati si viene definiti “sani”.
Questo è lontano dalla situazione auspicata dall’ OMS : il “benessere fisico, mentale e sociale” come parte del diritto alla salute, non fa parte della cultura medica corrente.
Tutto ciò si traduce nel fatto che sofferenze croniche, dolori persistenti, stanchezza continua e malesseri vari non vengono considerati vere e proprie malattie se presuppongono esami di laboratorio e strumentali nella norma.
Per quanto invalidanti nell’affrontare la vita quotidiana, certi disagi sembra quindi che siano considerati “normali”.
“Le ragioni per la piena comprensione di queste situazioni risiedono in un cambio di paradigma che la Medicina dovrà compiere in modo sempre più profondo: chi si ammala non è la cellula, considerata la più piccola parte costitutiva del nostro organismo, ma il binomio cellula ed ambiente extracellulare, lo spazio dal quale la cellula prende ossigeno, vitamine, minerali, oligoelemeti, indispensabili alla propria vita.
Continuando a pensare in modo esclusivo che le malattie coinvolgano solo le attività cellulari, si perderà la possibilità di ampliare il pensiero medico che dovrà occuparsi di terreno biologico disfunzionale e quindi della relazione cellula/ambiente extracellulare. Tutti i ragionamenti su come predisporsi alla longevità passano da questo binomio che ci porta al concetto di terreno biologico” ( dal libro “Scegli la longevità” del Dott. Andrea Grieco).
Nel suo libro, il Dott. Andrea Grieco illustra alcuni dei nemici della longevità in maniera approfondita:
- iperglicemia e iperinsulinemia
- Microbiota alterato
- Infiammazione cronica
- Acidosi della matrice extracellulare
- Sindrome metabolica
- Ipercortisolemia
- Vivere da disidratati
- Egocentrismo
Per vivere in salute e a lungo bisogna innanzitutto volerlo , visto che tante delle condizioni di fatica, malesseri o addirittura di patologie, fisiche e/o psicologiche che si presentano con il passare degli anni, nascono e prosperano all’interno della storia biologica dell’individuo, come risultante di uno stile di vita generatore di disfunzioni più che di salute.
Rallentare per vivere meglio, più a lungo
L’aggettivo “slow”, che in inglese vuol dire “lento”, è stato usato negli ultimi anni in abbinamento a molti sostantivi: life (vita), food (cibo), parenting (educazione dei figli), city (città), economy (economia), management (gestione aziendale), money (denaro), tourism (turismo).
Per l’impatto che i pensieri hanno sulla nostra vita emozionale e sentimentale, nonché sulle nostre decisioni e comportamenti, è opportuno enfatizzare il ruolo che ha un pensiero rallentato (slow thinking), cha si accompagna ad un abbassamento del tono del Sistema Nervoso Simpatico, necessario in un percorso di benessere.
Abbiamo vite accelerate, esasperate dal “fare” continuo.
Nella iperattività mentale e fisica, il senso di ansia diventa compagno inseparabile.
Rallentare il pensiero è il passo irrinunciabile per cambiare il senso delle cose e la direzione verso cui stiamo portando le nostre vite, compresa la nostra salute e la qualità del vivere quotidiano.
Purtroppo, spesso, siamo qui con il corpo, ma la mente è altrove.
E’ come se fossimo sempre fuori casa, dimentichi del fatto che l’intimità con se stessi è una linfa vitale per non sentirci in esilio, naufraghi senza speranza.
Dobbiamo tornare a sentirci un po’ “entronauti”, esploratori di noi stessi, pellegrini dell’anima, per ri-scoprire come il sentirsi bene, “dentro e fuori”, sia la base per una vita vissuta meglio e a lungo.
Un esercizio per rallentare il pensiero è il seguente:
Prima di tutto, impostare una sveglia sul telefono in modo da riuscire per almeno cinque, dieci minuti, a non essere disturbati.
Da seduti, tenere le mani rilasciate lungo le cosce, e sentire i contatti del corpo sulla sedia.
Osservare i pensieri. Osservare il respiro. Respirare con dolcezza, senza forzare il respiro, osservandone il fluire, meglio se a occhi chiusi.
Osservare, senza far niente, pensieri e sensazioni, enfatizzando leggermente la fase espiratoria, quella del “lascia andare”.
Osservare come, probabilmente, il ritmo del respiro spontaneamente tenda a rallentare.
Rimanere così fino al suono della sveglia dopo il quale, lentamente e consapevolmente, notiamo come stiamo e qualche eventuale cambiamento nel clima interiore.
Esercizi come questo, nella loro semplicità, possono diventare davvero momenti in cui rigenerare se stessi, nella mente e nel corpo.
E’ ormai noto come una delle pratiche principali per diminuire infiammazione conseguenze dello stress sia la meditazione, con tutte le conseguenza benefiche nel contrastare il processo di invecchiamento.
Occorre diventare “coltivatori” diretti della nostra salute.
Il richiamo all’azione del contadino, che coltiva la terra, è quanto mai pertinente: se coltiveremo il nostro terreno biologico in modo più salutare, lui saprà darci i migliori frutti ossia gioia di vivere e longevità.
L’allungamento della vita e il vivere bene, non sono solamente un regalo del destino, ma i premi di una vita ben spesa, di un progetto esistenziale ben realizzato.
Più che una vita lunga, primariamente dobbiamo desiderare una vita in salute.
Viviamo più che in passato, sicuramente, ma non sempre meglio.
Tutte le ricerche più recenti vanno in una direzione: il rapporto strettissimo tra cibo, attività fisica e longevità.
L’invecchiamento può essere rallentato in un modo sicuro ed economico: riducendo, l’apporto di cibo e dando un ruolo centrale all’attività fisica.
Il ridotto apporto di cibo caratterizza le abitudini alimentari degli abitanti delle cosiddette “zone blu”, quelle poche zone al mondo dove si registra un numero di ultracentenari superiore alla media mondiale.
Oltre alle abitudini alimentari e all’attività fisica, quindi, l’atteggiamento mentale influisce sulla longevità, che abbiamo visto dipendere in gran parte dal nostro stile di vita e dalle nostre scelte consapevoli.