Da qualche tempo sempre di più si parla di acidosi, di equilibrio acidobase, di alcalinizzazione. Sui libri e sulle riviste si correla l’acidosi al sovrappeso, all’obesità, alle allergie, ai dolori, alle cefalee, al diabete, alle infiammazioni, alla stanchezza, agli squilibri ormonali, agli stati di ansia, alla depressione, ai tumori, ecc.
Si parla genericamente di “intossicazione da acidi”, ma non viene data una spiegazione sui meccanismi che
dall’acidosi portano a queste varie situazioni. L’acidosi si verifica quando il pH è inferiore a 7.
Questo parametro indica la misura dell’acidità della matrice extracellulare (e mai del sangue!).
Dalla qualità di quest’ultima dipende sia la salute delle cellule sia lo scambio di informazioni fra i vari organi e apparati. In particolare, il suo pH deve essere lievemente alcalino, cioè intorno a 7.4.
In condizione di acidosi, la cellula si infiamma e finisce con il soffrire progressivamente fino, nei casi più gravi e duraturi, a morire. Responsabile di questa condizione è una diminuita capacità dell’organismo a metabolizzare gli acidi, che si aggrava con l’età.
Un’altra condizione importante è determinata da errate combinazioni alimentari costituite da una prevalenza di cibi acidificanti rispetto a quelli alcalinizzanti. Con la “giornata tipo” che proponiamo, impariamo come stabilire un equilibrio ottimale.
Trova il tuo equilibrio. Impara a dosare gli alimenti acidi e basici. Ecco come puoi fare
Il potere alcalinizzante o acidificante dei cibi può essere valutato attraverso un parametro chiamato PRAL: positivo per quelli acidificanti, negativo per quelli alcalinizzanti. Nessun cibo è di per sé da demonizzare: i cibi acidificanti non sono da evitare, ma anzi da utilizzare come parte integrante di una sana alimentazione. La nozione da acquisire è che la proporzione fra cibi alcalinizzanti e cibi acidificanti si deve muovere, all’incirca, attorno ad un rapporto di 4 a 1: quindi, dare grande rilievo a cibi alcalinizzanti è sicuramente più salutare.
Cibi considerati acidificanti
Carne; pesce; uova; formaggi stagionati (quelli freschi sono meno acidificanti); cereali (la pasta da farine lavorate è più acidificante rispetto alla pasta da farine integrali); legumi, specialmente secchi; dolcificanti e bevande dolcificate; caffè; tè; vino; liquori; dolciumi.
Cibi considerati alcalinizzanti
Verdure (specialmente gli ortaggi consumati crudi, e in particolare, gli spinaci); patate; frutta secca (mandorle, noci brasiliane, fichi, datteri, uvetta), tranne noci e nocciole; frutta fresca, ben matura, soprattutto banane, pere, meloni.
La combinazione giusta
Pensiamo alla saggezza popolare, istintiva, ma dettata dal buon senso: “prosciutto e melone” o “pere e parmigiano” o “bresaola e rucola”. In tutte queste preparazioni è presente un’associazione molto opportuna fra cibo acidificante (prosciutto, parmigiano e bresaola) e cibo alcalinizzante (melone, pera, rucola). La frutta produce acidi, detti “volatili”, che vengono eliminati con il respiro. Alla fine della sua metabolizzazione, rimane l’effetto alcalinizzante dei suoi sali minerali e vitamine.
Quanto mangiare?
La sedentarietà assoluta e l’età avanzata consigliano di non esagerare a tavola. Frutta compresa, vista la minore efficacia dell’eliminazione acida attraverso i polmoni e il carico di zuccheri che ne verrebbe. Molti ragionano così: “Se una cosa mi fa bene, assumendone tanta, mi farà benissimo”. Ricordiamo il detto latino Est modus in rebus: c’è una misura di mezzo, nelle cose, che è fonte di saggezza. Qualche frutto è un toccasana, ma chili di frutta sono altra cosa!
Perché si diventa “acidi”?
L’acidosi è la conseguenza di errori alimentari, scarso apporto di acqua, inattività fisica, eccesso di attività fisica, inquinamento, stress, assunzione di farmaci, nicotina, alcol eccetera. Sempre l’acidosi genera un ristagno di tossine acide nella matrice extracellulare, che il sistema immunitario si incarica di eliminare attivando una risposta infiammatoria. Se questa condizione si mantiene nel tempo, rimane attiva anche la risposta immunitaria, che diventerà via via sempre più grave, con espressioni degenerative, se non addirittura autoimmunitarie con un’infiammazione rivolta contro componenti stessi dell’organismo (cellule, articolazioni, mucose). A un livello estremo di degenerazione si colloca la degenerazione tumorale. La vera arma di contrasto in nostro possesso è l’alcalinizzazione della matrice extracellulare, cioè la de-acidifazione dell’organismo.
Acidosi ➟ Infiammazione ➟ Degenerazione ➟ Degenerazione tumorale
Dott. Andrea Grieco