Si sa, essere genitore è il mestiere più difficile.
Oggi più che mai. Adesso più che mai.
La situazione generale già non era semplice prima di questo 2020; con l’arrivo della pandemia da Covid19 le cose sono diventate ancora più difficili. I punti di riferimento delle nostre giornate spesso sono saltati: non si esce più così spesso, gli impegni fuori casa sono ridotti, la didattica è a distanza, le solite abitudini sono cambiate. Tutte situazioni che possono contribuire a creare smarrimento, malcontenti e nervosismi, sia per i genitori che per i figli.
Ogni fascia di età porta con sè diverse tematiche da affrontare: l’adolescenza è famosa per essere un momento particolarmente complesso, ma anche l’infanzia è cruciale, e il ruolo del genitore, per un motivo o per un altro, è sempre fondamentale. Ancora di più nei momenti difficili, quando magari il genitore stesso scarseggia di quella pazienza e lucidità necessaria.
Come fare a dare il meglio ai figli quando manca l’energia per farlo? Come aiutarli se capita di vederli stanchi, nervosi, irritabili?
Una mamma e/o un papà vorrebbero sempre sapere i propri figli felici, o comunque avere la certezza di offrire loro i migliori strumenti per affrontare le difficoltà. É sorprendente a volte scoprire come, da genitori, siamo chiamati a compiere anche un lavoro su noi stessi: essere più presenti (se non è possibile quantitativamente, almeno qualitativamente), evitare paure, reazioni automatiche, aspettative e proiezioni di propri bisogni.. sono aspetti importantissimi frutto di riflessioni e di un percorso di crescita interiore. Capita di scoprire che da un momento di difficoltà, se affrontato nel modo giusto, se ne esca con una ricchezza in più.
Dall’esperienza genitoriale possiamo imparare a cambiare prospettiva, a metterci dalla parte dell’altro, in questo caso nostro figlio, a cambiare punto di vista per osservare la situazione non solo basandoci sulle nostre ragioni, ma anche sul sentire del nostro bambino. Umiltà, empatia, pazienza: sono qualità che possiamo sviluppare, giorno per giorno, con lo stato d’animo giusto.
A volte la situazione ci chiede di fare un passo indietro, lasciare la certezza delle nostre vecchie convinzioni per crearne di nuove, più funzionali al momento presente. Oppure può servire metterci in discussione, con tutto il carico emotivo ereditato a nostra volta dai nostri genitori.
Sono percorsi difficili ma anche avventure meravigliose, illuminate dal magico legame che ci lega ai nostri figli, capaci di riportarci alla grandezza e alla straordinarietà della Vita.
Come ci vedono i nostri figli? Come recepiscono le nostre reazioni? Le nostre parole, i nostri gesti?
Quando siamo stanchi e nervosi per mille buoni motivi, è facile investire chi ci sta accanto con la nostra pesantezza. Difficile rimanere presenti a noi stessi, fare un bel respiro e agire al meglio. Possono aiutarci la consapevolezza, la pratica e la pazienza.
Imparare ad essere come desideriamo si può. È come esercitare un muscolo in palestra. Con costanza riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi.
Possiamo considerare i nostri figli come i nostri maestri.
“Essere genitori è un compito particolarmente intenso e impegnativo, anche perché i nostri figli possono chiederci cose che nessun altro chiederebbe, e in modi che nessun altro userebbe. Ci vedono da vicino come nessun altro fa e tengono davanti a noi degli specchi in cui rifletterci. Così facendo, ci offrono ripetute possibilità di vedere noi stessi sotto una luce diversa e di lavorare consapevolmente chiedendoci che cosa possiamo imparare dalle situazioni che si presentano con loro. Possiamo allora operare delle scelte in base a questa consapevolezza, che al contempo nutriranno sia la crescita interiore dei nostri figli sia la nostra. La nostra interconnessione e interdipendenza ci permettono di imparare a crescere insieme .”
Tratto da “Il genitore consapevole” di Myla e Jon Kabat-Zinn
Cosa mi aspetto da me come genitore? Come voglio che mi veda mio figlio?
Abbiamo la meravigliosa possibilità di imparare a vivere il nostro ruolo con consapevolezza, ricordando che quest’ultima vuol dire vivere “cum sapio”, con gusto, assaporando ogni momento.
Perché sì, le difficoltà sono molte, ma dovremmo anche sentirci onorati di poter vedere e accompagnare la crescita di un giovane individuo, del suo cuore e della sua mente. Svegliarsi insieme la mattina, scegliendo di gustare ogni primo sorriso, è la vera libertà che possiamo scegliere, scappando dalle catene dei comportamenti automatici che ci portano a volte ad essere nervosi pensando già appena svegli a tutte le possibili beghe che ci aspettano nella giornata.
“Non tutti i figli si svegliano con il sorriso”: qualcuno potrebbe facilmente obiettare. É vero, soprattutto quando sono un pò più grandi, quando cioè il compito diventa ancora più arduo, le sfide più complesse e a volte, oserei dire, misteriose. Difficile entrare in sintonia con un adolescente, e a volte è anche fisiologico che sia così.
Ci sono momenti in cui tutto ciò che facciamo o diciamo sembra sbagliato, e le risposte appaiono lontane come non mai. É qui che si rivela ancora più importante trovare un centro stabile dentro noi stessi. Solo nella tranquillità possiamo essere in grado di vedere oltre le nuvole degli scontri, e trovare quella chiarezza necessaria.
Se cambiamo qualcosa di noi, inevitabilmente cambia anche la relazione con chi ci sta accanto.
Possiamo essere di esempio per i nostri figli, possiamo mostrare loro che, di fronte alle situazioni difficili della vita, siamo padroni di noi stessi, del modo in cui le affrontiamo. Invece di lasciarci trascinare dai malumori, possiamo decidere di coltivare la gentilezza, per esempio.
Questo lascerà sicuramente un buon seme nel cuore dei nostri ragazzi, che poi crescerà e maturerà a suo tempo. Rispettare i modi e i tempi dei nostri figli, anche questo è importante.
Sento spesso delle mamme o dei papà lamentarsi del fatto che il/la proprio/a ragazzo/a non è ancora abbastanza responsabile, quando in realtà ogni crescita ha i suoi tempi, e caricarsi di tempistiche e aspettative precostruite può solo contribuire a creare malumori.
In questi casi può essere utile anche imparare ad ascoltare un pò meno la testa e un pò di più il cuore, per lasciare che anche l’amore e l’istinto facciano la loro parte.
“Dobbiamo esercitarci a imparare a vivere nel presente. Dobbiamo esercitarci a vedere con gli occhi dell’interezza. Perché? Perché forse, a causa della natura della mente umana, passiamo la gran parte del nostro tempo a fare l’esatto opposto della consapevolezza.
Ci esercitiamo a non vivere nel momento presente. Ci esercitiamo a farci trascinare via dal nostro centro, dalla nostra sovranità, dalla nostra interconnessione, dai nostri pensieri e sentimenti, da ciò che ci piace e non ci piace. Pratichiamo l’ansia. Pratichiamo la rabbia. E più pratichiamo, ripetendoli, i modelli nella nostra vita, più siamo “bravi” a farlo e più difficile sarà uscirne.”
La responsabilità che dovremmo assumerci, ci porta a rompere questi meccanismi automatici, liberandoci “dai modelli radicati nella nostra mente e nella nostra vita che ci allontanano da noi stessi” e dalla serenità, nostra e dei nostri figli.
L’abitudine a giudicare, a vedere le cose e le situazioni sempre in termini di giusto/sbagliato, pericoloso/innocuo, buono/cattivo, per esempio, è un meccanismo da osservare e da cui allontanarsi con dolcezza. Trattiamoci con delicatezza, senza condannare quello che pensiamo di fare o aver fatto sbagliato, lontano da conflitti inutili. Imparando a non giudicare noi stessi, impariamo a non giudicare i nostri figli e quindi a riconnetterci al nostro vero potenziale e al loro.
Ricordiamo che appellando nostro/a figlio/a “viziato/a” o “irresponsabile” o “capriccioso/a”, lo/a carichiamo di un peso inutile e dannoso, che non può portare nulla di buono e sicuramente non promuove un clima di apertura e dialogo.
Sempre di più i nostri bambini/ragazzi soffrono degli stessi disturbi psicosomatici degli adulti.
Stanchezza, iperattività, ansia, disturbi del sonno: sono sono alcuni dei malesseri più comuni, anche fra i più giovani. Come una vera e propria epidemia.
Si respira un’aria di tensione, e i nostri figli pure.
E forse, se è vero che ogni grande distanza si percorre iniziando con un piccolo passo, davvero possiamo partire da noi stessi, dal nostro centro, dalla nostra consapevolezza, per poter allentare le tensioni e concederci uno spazio più costruttivo, almeno fra le mura domestiche, almeno con chi amiamo di più al mondo.
“Ogni momento difficile contiene in sè le potenzialità per aprirmi gli occhi e il cuore. Ogni volta che arrivo a capire qualcosa su uno dei miei figli, imparo anche qualcosa su di me e sulla bambina che sono stata, e quella conoscenza mi serve da guida…
Negli anni ho imparato a usare l’intuito, i sensi, le mie antenne emotive per cercare di vedere nel cuore di qualunque cosa mi si presenti. In questo tentativo è essenziale vedere le cose dal punto di vista dei miei figli. Ho scoperto che questo lavoro interiore è molto potente.
Ogni volta che scelgo di essere gentile anziché crudele, di capire invece di giudicare, di accettare invece di rifiutare, i miei figli, indipendentemente dalla loro età, si arricchiscono e si rafforzano.“
Myla Kabat-Zinn
Scritto da: Manuela Grieco
Naturopata, Life coach, insegnante di meditazione