Partirei parlando di qualcosa di apparentemente ovvio, della serie “scopriamo l’acqua calda”, che diamo per scontato per la maggior parte della nostra vita: percepiamo il mondo attraverso i cinque sensi.
Ogni prezioso momento della nostra vita che si svolge in relazione all’esperienza, sia interiore che esteriore, dipende dai 5 sensi.
Partendo da questo fatto ovvio, le implicazioni sono tantissime, e alcune anche collegate con i più diffusi disturbi moderni: ansia, insoddisfazioni, difficoltà di comunicazione interpersonale. Questo accade perché spesso abbiamo perso il collegamento con la percezione di quello che è, persi come siamo nelle nostre elaborazioni mentali che il più delle volte creano più danni della grandine (come si dice dalle mie parti).
Come ci spiega il modello T.O.T.E. in psicologia, attuiamo continuamente delle “strategie” che, partendo dalle percezioni, elaborano determinati comportamenti, dai più semplici ai più complessi.
Un esempio: vedo una giornata di pioggia, quindi decido di prendere l’ombrello. Questo è un esempio banale, ma tutto ciò riguarda anche comportamenti più complessi, dove sono implicate emozioni, convinzioni e vari altri “filtri”.
Dunque, percepiamo il mondo attraverso i 5 sensi. Poi dentro di noi accadono “cose” per cui elaboriamo la nostra “mappa del territorio”, quella che ci orienta nel mondo, interno ed esterno.
Le “trappole” sono 2 (almeno):
- Stiamo ormai troppo nella nostra mappa mentale (mente), e troppo poco nel nostro sentire (corpo). Questo comporta un problemone: il continuo rimuginìo che a volte sembra non darci tregua, neanche la notte, e che può determinare stress, ansia, insonnia.
- Credendo che la nostra mappa del territorio corrisponda a una verità assoluta, le nostre relazioni interpersonali ne risentono nella quotidianità, dagli scontri con i colleghi a lavoro, alle incomprensione con partner, amici e/o figli in casa.
Cosa fare?
Il primo passo è riscoprire la semplicità del presente, con quello che c’è ADESSO.
Probabilmente ci può essere lo stomaco che si lamenta per la fame, o i rumori delle macchine per la strada, o un peso al cuore per la mancanza di qualcuno.
Qualsiasi cosa ci sia, osserviamola.
Osserva quello che vedi, quello che ascolti, quello che senti nel corpo.
Torna ad abitare i 5 sensi. Il Buddha, a chi gli chiedeva il segreto per la felicità, diceva qualcosa del genere: “quando ti siedi, siediti. quando mangi, mangia.
Quando cammini, cammina” Essere sempre in ciò che è.
Osservare che ciò che è, senza giudizio, è molto diverso dalle nostre elucubrazioni mentali. Riappropriamoci dei nostri sensi, nella confusione di questo mondo che ci iperstimola facendoci perdere la bussola.
Un primo passo semplice, non facile, per vivere più serenamente con sé stessi e con gli altri. Seguendo questa direzione, l’obiettivo è quello di vivere con piacere, soddisfazione e intensità, godendo dei bei momenti e imparando dai meno belli; e prendersi cura di sé, per poter regalare benessere a noi stessi e a chi ci sta intorno.
Quali sono degli strumenti pratici per intraprendere la strada della riscoperta del proprio sentire?
Quello veicolato dai nostri cinque sensi, in grado di riportarci alla connessione con il presente. Sappiamo quanto questo, oggi più che mai, sia importante per la nostra salute psicofisica.
Qui ci occupiamo della pratica. Nel corso degli anni, sia per la mia pratica personale sia per quella che insegnavo nei gruppi o nelle sessioni individuali, ho spesso voluto trovare delle tecniche che non risultassero confinate a quei 10,15 o 30 minuti in cui ci si siede, ci si sistema e ci si dedica solo a quello. Questi sì, è vero, sono momenti importantissimi che andrebbero coltivati quotidianamente.
Ma spesso mi sentivo rispondere: “eh ma io non ho tempo” o roba del genere. Quindi suggerisco dei modi per amalgamare la pratica ai gesti della vita quotidiana, così da non avere scuse 🙂 .
Ecco qualche consiglio pratico:
– quando mangiamo, specialmente quando ci troviamo a fare anche solo uno spuntino in solitudine, orientiamo l’attenzione su ciò che vediamo, che sentiamo attraverso il tatto e poi attraverso le papille gustative. Prepariamoci con calma ad introdurre il boccone in bocca, e poi, sempre con consapevolezza, gustiamolo e seguiamone il percorso fino allo stomaco. In Oriente, sono stati capaci di creare un momento di preghiera attraverso il momento del tè, una vera e propria cerimonia per entrare nella sacralità del momento presente. In questo modo, prendere il tè non è più un’azione insignificante, ma viene trasformata in una cerimonia, capace di arricchire e rasserenare chi vi partecipa.
La stessa consapevolezza meditativa può essere portata in ogni momento:
-quando ci vestiamo, possiamo percepire i diversi tessuti sulla nostra pelle, apprezzare e scegliere i colori che ci piacciono di più e in cui ci sentiamo più a nostro agio;
– quando ci laviamo il viso, le mani, o facciamo la doccia, seguiamo il suono dell’acqua, la sensazione che ci porta sulla pelle, la sua temperatura,..
Anche questo è un semplice gesto quotidiano, che può diventare ricco di energia rigenerante, se lo illuminiamo con la luce della presenza. Se ciò accade, con il tempo si attivano determinate aree cerebrali, associate a stati positivi come la gioia, la pace e la serenità.
Con questi semplici “esercizi”, alleniamo il cervello ad esserci più amico, a funzionare seguendo schemi positivi, piuttosto che essere trascinati da meccanismi che possono portarci irrequietezza e ansia.
Per credere a questo, non occorre un atto di fede, in quanto ormai da numerosi decenni la scienza ha ampiamente dimostrato quanto ciò sia vero. Rilassamento, meditazione..non sono più optional, ma vere e proprie “conditio sine qua non”, per non rischiare che la quotidianità ci travolga con il suo carico di stress.
Una delle sfide dell’uomo moderno è quella di imparare nuovi modi di essere che facciano da ricarica psicoemotiva, diventando più padroni del proprio mondo interiore.
Scritto da: Manuela Grieco
Naturopata, Life coach, insegnante di meditazione